Esistono diversi termini comunemente impiegati per riferirsi a dei software che possono essere utilizzati senza investire un euro.
Ne consegue perciò che queste opzioni gratuite, che suonano più o meno allo stesso modo, vengano spesso confuse tra loro.
Ad esempio, open source e software libero sono due espressioni che vengono di frequente sovrapposte: in realtà esistono alcune differenze tra software libero ed open source.
Molto più di semplici etichette, queste diciture indicano concezioni ben distinte, che si approfondiranno di seguito al fine di fornire una guida utile per il lettore.
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Software libero: cosa significa e come si è diffuso
Quando si parla di software libero si impiega un termine che in realtà è tutt’altro che nuovo, poiché fa esplicitamente riferimento ad una concezione del Web e dell’informatica più in generale che rispecchia le sue origini.
Nello specifico, quest’espressione coniata venne inizialmente negli anni Ottanta in concomitanza con la creazione del progetto GNU, che mirava a dare il via ad un nuovo software completamente gratis. L’intenzione si trasformò poi nella fattuale creazione della Free Software Foundation, i cui obiettivi principali erano quelli della difesa del software libro.
Dietro alle azioni di questo importante attore del panorama informatico si può evincere dunque un concetto estremamente egualitario, ossia la volontà di permettere a qualsiasi utente di eseguire, modificare ed eventualmente ridistribuire il software, in maniera completamente sicura e soprattutto senza alcun vincolo legale se non quelli ovviamente legati alle policy di correttezza e vietata diffusione di contenuti illegali.
La Free Software Foundation di fatto promuove il rispetto una serie di libertà che vengono considerate essenziali, alle quali un software libero non può mai rinunciare.
Esse riguardano la facoltà di: eseguire il programma per qualsiasi finalità; di studiarlo nei suoi meccanismi ed eventualmente modificarlo in maniera tale che esso possa rispondere in modo personalizzato alle esigenze del singolo utente; di ridistribuizione di una o più copie del software in un’ottica di solidarietà e di maggiore diffusione delle conoscenze informatiche ed infine ovviamente alla ancor più spinta libertà di ulteriore distribuzione di copie non modificate in prima persona bensì da altri utenti.
Di fatto la fondazione si è caratterizzata anche per la creazione di una licenza pubblica, alla quale di solito ci si riferisce con l’acronimo inglese di GPL: questo tipo di licenza consente ai programmatori di distribuire il proprio software al fine di evidenziarne la gratuità e consentire che nessuno possa mai lucrare sulla riproduzione e vendita dello stesso.
Si tratta di un elemento fondamentale, che riflette una concezione di Internet che richiama la sua apertura.
Questi aspetti, sinonimo della concezione che imperava agli albori del Web, sono tenuti in vita dai software liberi tuttora in circolazione, anche se, come si vedrà nel paragrafo successivo, essi hanno sofferto rispetto al crescente successo dell’open source.
Cosa si intende per software open source?
Con il termine open source si intende un tipo di software il cui codice sorgente è reso disponibile tramite una licenza: l’obiettivo è quello di offrire agli utenti la possibilità di studiarne il funzionamento ed eventualmente modificarlo per una propria versione, che può poi essere ridistribuita a piacimento, anche a fronte di un pagamento.
Si tratta di un termine più recente rispetto a software libero, coniato circa vent’anni fa alla fine degli anni Novanta, nel momento in cui un gruppo di professionisti ha voluto introdurre in quest’ambito un termine che risultasse a loro avviso meno caratterizzato da ambiguità, come invece può accadere nel caso del software libero.
Per quanto la differenza in italiano non renda, il termine “free”, che in inglese rende sia il concetto di libero, sia quello di gratuito, sembra introdurre secondo i creatori della Open Source Initiative un elemento di confusione negli utenti.
La vera differenza tra i due termini si ritrova nel fatto che il focus si sposta dalla libertà ad una maggiore trasparenza e a un concreto risparmio.
Acquisire e utilizzare un software open source, infatti, non costa quanto uno proprietario, che spesso ha dei prezzi davvero alti.
L’open source è particolarmente apprezzato anche dal mondo delle imprese, per le quali l’eliminazione dell’accezione di libertà sembra rappresentare un fattore che garantisce maggiore sicurezza in un’epoca nella quale la protezione dei dati e l’attenzione alla diffusione di contenuti sensibili sono sempre più centrali nel dibattito pubblico.
A tutti gli effetti al giorno d’oggi coloro che prediligono un software libero si differenziano molto quanti invece promuovono un software open source, per quanto la differenza non riguardi molti aspetti tecnici o funzionali, ma sia prevalentemente di approccio.
Nel concreto, la Open Source Initiative si è dimostrata inclusiva, nel corso degli anni, verso tipi di licenze che la GNU considera invece inaccettabili. Inoltre, il codice open source pone alcune restrizioni in termini di quel che è consentito fare con lo stesso.
In generale si può affermare che l’attenzione nel caso dell’open source si sofferma meno sugli ambiti etici, quanto più su quelli pragmatici, che invece vengono valorizzati. Anche per questo motivo, sembra prevalere ad oggi la concezione di open source rispetto a quella di software libero, oltre agli aspetti legati alla minore ambiguità del termine.
Perché è importante comprendere la distinzione fra i due?
A livello ipotetico, ogni persona con competenze informatiche ed un’idea di software potrebbe scrivere un codice e rilasciarlo al pubblico senza pretendere il pagamento di una licenza, eppure tale modello non sembra davvero essere sostenibile quando la scala si fa più ampia.
Una licenza open source applica una protezione legale al codice, impedendo ad altri di riconfezionarlo come proprio e di riutilizzarlo, favorendo perciò l’impresa individuale.
Inoltre, l’open source può facilmente essere personalizzato e successivamente rivenduto come proprietario, senza alcuna azione discriminatoria verso eventuali ambiti di applicazione.
Una licenza open source applica una protezione legale al codice, impedendo ad altri di riconfezionarlo come proprio e di riutilizzarlo, favorendo perciò l’impresa individuale.
Inoltre, l’open source può facilmente essere personalizzato e successivamente rivenduto come proprietario, senza alcuna azione discriminatoria verso eventuali ambiti di applicazione.